Durante il regime fascista in Italia, lo sport fu utilizzato come strumento di propaganda per promuovere l'ideologia fascista e rafforzare il senso di unità nazionale. Il regime investì notevoli risorse nello sviluppo di infrastrutture sportive e nell'organizzazione di eventi sportivi di massa.
Il regime fascista favorì in particolare lo sviluppo di sport considerati "virili" e di valore militare, come il calcio, la boxe e il ciclismo. Le squadre sportive vennero utilizzate come strumenti di propaganda per diffondere l'ideologia fascista e promuovere l'identità nazionale.
Tuttavia, lo sport nello stesso tempo offriva anche spazi di resistenza al regime. Alcuni atleti e squadre continuarono a praticare lo sport in modo indipendente dal controllo del regime fascista, mantenendo una certa autonomia e resistendo alle pressioni politiche.
Dopo la caduta del regime fascista, lo sport in Italia ha continuato a essere un importante fattore di coesione sociale e di identità nazionale, ma senza essere strumentalizzato per fini politici come avveniva durante il periodo fascista.
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